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Home | Sport | Completo | Bertoni: un nuovo inizio nella continuità

Bertoni: un nuovo inizio nella continuità

Raccogliendo l'eredità di Marco Salvatori, il neo nominato referente del Completo, Paolo Bertoni si dice intenzionato a portarne avanti i progetti condivisi

4 Dicembre 2025
di Serena Scatolini Modigliani
Bertoni: un nuovo inizio nella continuità

Quella che segue è un’intervista che ha inevitabilmente un forte carico emotivo. Paolo Bertoni, da pochi giorni (19 novembre c.a.) nominato referente nazionale per i Dipartimenti Concorso Completo e Promozione e Sviluppo Agonismo, raccoglie l’eredità lasciata da Marco Salvatori: un punto di riferimento carismatico, un amico, una figura che ha segnato la disciplina e che per molti resterà insostituibile. 

Questo confronto nasce proprio dal desiderio di raccontare il percorso di Bertoni, la sua storia nel completo e il suo modo di avvicinarsi a un ruolo che, per sua stessa ammissione, non avrebbe mai pensato di dover ricoprire.

Le sue capacità e abilità nell’essere un saldo punto di riferimento per la disciplina sono evidentemente e ampiamente riconosciute, tanto che la Federazione ha offerto a lei la nomina.

Vuole però raccontarci qual è stata la sua esperienza di vita nel mondo equestre e in particolare in quello del completo?

«La mia passione per il completo è iniziata tantissimi anni fa. Ho sempre vissuto (e continuo a vivere) in Liguria, una regione dove il completo non è mai stato molto seguito. Ma, quarant’anni fa, ho avuto la fortuna di lavorare con il cavalier Ravano che mi ha trasmesso questa passione.

Ai tempi era complicatissimo muoversi per l’Italia per fare gare: in Liguria si organizzavano poche manifestazioni oserei dire di livello ‘cascinale’; e andavamo una volta all’anno a fare il Saggio delle Scuole a Roma. Quella era la trasferta dell’anno, il sogno che accarezzavamo per tutta la stagione.

Poi ho continuato, ho girato molto, ho lavorato con tanti bravi istruttori, grazie alla passione dei miei genitori. Quello che mi ha trasmesso più di tutti in quegli anni è stato Alberto Basilico.

Sono sempre rimasto in Liguria. Prima ho lavorato come istruttore presso la Società Ippica Finalese, con un presidente illuminatissimo (il dottor Flaminio Richeri) che ha sempre creduto nel completo, anche se era una disciplina difficilissima da praticare qui: non si poteva parlare di strutture, ma diciamo di palestre che comunque non erano facilmente raggiungibili. Il centro più vicino dove competere era a 200/250 chilometri.

Circa venticinque anni fa ho aperto una mia scuderia privata: una società sportiva, di cui ero amministratore unico e presidente. 

E lì ho proseguito con l’insegnamento del completo come del salto ostacoli, e non ho mai perso un Saggio delle Scuole o un Campionato. Quest’anno credo di aver fatto il quarantesimo o quarantacinquesimo consecutivo.

Ho avuto allievi che hanno vinto campionati italiani, altri che hanno partecipato agli europei: tutti partiti da una regione dove fare completo è, oggettivamente, una sfida».

Il suo predecessore è stato un uomo di grande spessore e abilità; come ricorda l’incontro e la collaborazione con Marco Salvatori?

«Ho avuto l’enorme fortuna di conoscere Marco, sette o otto anni fa, forse anche di più. Non ricordo bene come ci siamo conosciuti, ma io facevo parte di un’associazione di istruttori del nord (ANICE), sempre di completo, e Marco si interfacciava con noi per avere degli input, degli spunti. Lui era alla continua ricerca di idee, e noi avevamo individuato nella sua figura un supporto per le nostre idee e programmi. Ci siamo conosciuti bene, a quel punto siamo diventati amici, c’era un’intesa quasi totale.

Mi ha inserito nella commissione nazionale del completo (tre o quattro anni fa). Con lui ho lavorato molto, soprattutto sul calendario delle gare del nord-ovest. In un periodo complicatissimo, quando molti centri al Nord hanno dovuto chiudere; allora con Marco abbiamo cercato di far ripartire il movimento: trovando nuove strutture magari improntate al salto ostacoli ma che avessero la volontà di diversificare la loro offerta, annoverando anche il completo.

Così sono nati progetti come il Torrione: in quella occasione Marco e Paco (Massimo Ramires), sono saliti da Roma, entusiasti e spinti da grande motivazione, e insieme abbiamo incontrato il gestore della scuderia Camillo Rangone che ha accolto con piacere questa nuova sfida. Indispensabile è stato l’aiuto del tecnico Roberto Rotatori, grazie a lui ed ai suoi collaboratori è nato il progetto “Il Torrione Eventing”, che ha portato l’impianto ad essere di notevole importanza per la disciplina.

Nel contempo stava nascendo anche un’altra grande realtà come Le Scuderie San Giorgio di Verolanuova, di medesimo spessore tecnico e logistico. 

Grazie all’apertura alla multidisciplinarità queste strutture, nate dall’amore e dalla passione per la disciplina, hanno potuto far fronte al peso economico e burocratico dello sport moderno».

Veniamo alla nomina: era qualcosa di aspettato, o era qualcosa che addirittura lei magari rifuggiva all’inizio, proprio per questo aspetto emotivo che si portava dietro? Come è arrivata e come l’ha accolta.

«Lei ha perfettamente colto nel segno. Assolutamente non avrei mai voluto adempiere a questo compito, perché sono così emotivamente coinvolto e mi sembra impossibile che io possa fare quello che stava facendo lui, semplicemente.

La nomina sinceramente non so come sia arrivata: in tanti mi hanno detto che potevo assolutamente farlo, anche se pensavo ci fossero persone più carismatiche adatte a questo. Ma quando Francesco (Girardi) mi ha detto che secondo lui ero la persona giusta, non mi sono sentito di tirarmi indietro, per tutte le ragioni che ho esposto.

Marco aveva un equilibrio suo, speciale: ascoltava tutti, dava possibilità a tutti, e mai privilegiava “i grandi” a discapito dei piccoli. E quindi ci siamo confrontati cento volte su come proteggere la piccola realtà che non venisse inglobata nella grossa, ma di cercare di farla sopravvivere e di far sì che la grossa non surclassasse la piccola. Marco cercava sempre di spronare quelli un po’ più piccoli, un po’ più timidi, a venire avanti.

Avendo vissuto sempre delle realtà molto piccole, mi sono sentito di poter capire di più quello che lui aveva nella testa, di poter mantenere questa bilancia in equilibrio».

Quanto sente di essere sulla stessa linea di Marco Salvatori? Che intenzioni ha nel proseguire i suoi progetti e come li interpreta?

«Conoscendo bene lui, ho capito com’era il suo ragionamento nell’organizzare i suoi pensieri: entrambi siamo appartenuti a delle realtà semplici per poi migrare in un contesto molto più articolato.

Molti dei suoi progetti li covava dentro, alcuni me li ha in qualche maniera anticipati. Altri li posso solo immaginare. Allora, proprio nel cercare di portare aventi il suo pensiero, per rispetto di Marco mi sono sentito di accettare questo incarico.

Marco aveva una forza particolare: era sempre alla ricerca di idee, sempre pronto a motivare gli altri. Tra i suoi progetti volti ad accrescere la cultura equestre, c’era un multidisciplinare che avesse in programma le categorie CN50 per il passaggio dalle patenti al brevetto. Una proposta che si è concretizzata e dal 2026, a tutti i giovani atleti che inizieranno a montare a cavallo sarà richiesta una conoscenza più multidisciplinare di quella che è stata finora, sarà dunque necessario affrontare un piccolo completo per poter prendere il brevetto».

Che ambiente ha trovato intorno a lei? Si è sentito appoggiato in questo nuovo percorso di vita?

«Assolutamente! Ho trovato un ambiente familiare, tutti i miei colleghi, e non solo, mi hanno spronato. Essendo già nella commissione dei referenti regionali moltissimi li conoscevo, moltissimi sono i miei colleghi, altri li conosco dai campi di gara, altri me li ha presentati Marco durante le varie manifestazioni. La fiducia che ho in me deriva anche dal supporto e dalla fiducia che mi è stata offerta in maniera incondizionata da tutti».

Marco era un personaggio poliedrico, alla fine la difficoltà di prendere il suo posto, credo sia anche nel riuscire a svolgere tutti quei ruoli che lui aveva come referente. Era un filtro, un tramite, un organizzatore; lei si vede come parte attiva nell’organizzazione di alcuni eventi?

«È impossibile imitare la figura di Marco. Anche perché i nostri caratteri sono molto diversi… Però voglio cercare di mantenere quel genere di fantasia che lo ha contraddistinto, e aggiungere qualcosa che logicamente verrà da me. 

Usare il suo stesso sistema: la sua fantasia, che veniva dalle telefonate che faceva, tantissime, originava dai piccoli che magari facendo una domanda gli ‘accendevano’ una lampadina da cui poi scattava un’idea. Queste tutte assieme danno una visione globale di quella che è l’Italia, che è estremamente variegata.

Avendo la volontà e la voglia di ascoltare tutti, e questo me l’ha insegnato lui, riesco ad avere una visione d’insieme che mi permette di rendermi conto delle necessità del territorio e quindi di creare dei programmi che riescano ad accontentare e motivare qualsiasi realtà.

Ho la fortuna enorme,  e non lo sapevo, di avere alle spalle, negli uffici FISE, uno staff che non ha solo un ruolo burocratico, ma soprattutto propositivo di nuove idee e una grande esperienza nella fattibilità di queste ultime dal punto di vista economico e regolamentare. E questo è un aiuto sostanziale.

Riesco solo ora a capire come facesse Marco ad “essere così sul pezzo” con un regolamento o un programma sempre a portata di mano anche se si trovava ai Pratoni del Vivaro con la motosega in mano per organizzare una gara. Dietro, a supporto c’erano Paola Apolloni, Fabiana Loiacono, Alessandro De Santis, Enrica Pepe, e chissà quanti altri che non ho ancora conosciuto». 

La voce di Paolo Bertoni, mentre parla, tradisce spesso l’emozione. È evidente che questa nomina non è solo un incarico: è un gesto di lealtà e affetto verso una persona che ha saputo lasciare il segno dal punto di vista umano e professionale. Ne emerge una volontà forte e sincera: continuare il suo pensiero con rispetto, misura e dedizione.

Tags: concorso completo federazione italiana sport equestri nomina
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